Le armi chimiche non sono, come oggi potremmo pensare,
dispositivi militari esclusivamente moderni. Ben prima della nascita di Cristo
infatti, l’ uomo faceva già largo uso di elementi tossici sia per procurarsi
cibo (attraverso la caccia) che come vero e proprio strumento di guerra.
In Sudafrica, a partire dalla prima età della pietra
(dall’XI sec. a.C.), delle popolazioni guerriere
chiamate San, iniziarono ad utilizzare delle comuni frecce imbevendole, sia nelle parti
legnose che in quelle di ferro, di veleni naturali ricavati dalla vegetazione del
luogo o estratti da serpenti e scorpioni.
Se però avvelenare strumenti bellici poteva rappresentare un
rischio, dovuto allo scontro ravvicinato necessario per adoperarli, intossicare
e infettare le derrate alimentari nemiche o il bestiame ed i terreni,
rappresentava senza dubbio un metodo altrettanto efficace ma notevolmente più
sicuro.
Ecco allora che i
popoli Mesopotamici, nei millenni dal V al III, iniziarono a fare largo uso di sostanze chimiche di origine biologica e non, al fine di raggiungere
questi scopi e dando vita così a vere e proprie stragi di un’ efferatezza pari a quella dei conflitti
moderni.
Dedicherò prossimamente nel mio blog uno spazio interamente
dedicato alla Cina, vero e proprio stato promotore dello sviluppo
bellico/chimico a partire dal I millennio.
Prima di concludere questo excursus temporale, volto ad
annoverare le principali innovazioni tecnologiche che segnarono i primi
millenni successivi alla comparsa dell’ uomo sulla Terra, riporto un articolo
tratto da “Live Science” in cui si spiegano, in modo dettagliato, le modalità d’
impiego di quella che per molti rappresenta il primo strumento chimico bellico
della storia di discreto ingegno. Risalente a pochi anni dopo la nascita di
Cristo, esso mostra l’ evoluzione, seppur ancora ad uno stato primordiale, dell’
utilizzo bellico di elementi chimici che segneranno il divenire del genere
umano.