LIBRO:
D’ ora in poi intesterò con questo indice (LIBRO), i post
totalmente dedicati al libro da me presentato all’ inizio del blog.
Saranno post anacronistici, rispetto ai progressi
cronologici finora conseguiti, proprio perché basati su un libro ambientato durante
la Prima Guerra Mondiale.
“Facciamo il giro delle scuderie e giungiamo in mezzo ai
complementi, mentre stanno ricevendo le maschere antigas e il caffè” – cap.
III, “Niente di nuovo sul fronte occidentale”.
Il salto temporale rispetto al post precedente è notevole,
anzi enorme.
La Prima Guerra Mondiale rappresenta infatti una fase
storica in cui massivo fu l’impiego di strumenti bellici di origine chimica.
Un utilizzo così diffuso da rendere
necessario l’ impiego, nell’ equipaggiamento di base del soldato, di maschere
antigas, unica difesa, sebbene spesso poco affidabile, contro ordigni sempre
più letali.
Una maschera antigas è un dispositivo di
protezione delle vie respiratorie da agenti inquinanti dell'atmosfera. È composta da un facciale in materiale
morbido e da uno o più filtri che purificano l'aria prima
dell'inspirazione. L'utilizzo della maschera in ambienti inquinati, è possibile
solo con un'adeguata presenza di ossigeno in assenza della quale sarà necessaria
un'apposita bombola che lo fornisca rendendo indipendente l'utilizzatore dal
resto del sito pericoloso.
Il
primo uso massiccio di maschere antigas risale alla Prima Guerra Mondiale quando
le truppe alleate le utilizzarono come risposta ai gas tossici di matrice
tedesca. Il primo modello in dotazione all'esercito consisteva in una semplice
maschera di garza al cui interno era posto del cotone imbevuto di sali alcalini, in grado di neutralizzare gas a base di cloro e bromo. In seguito a tale tipo di
maschera vennero aggiunti degli occhiali protettivi, e successivamente si rimodificò
creandone una che copriva tutta la
faccia. Essa venne detta polivalente
a protezione unica e avrebbe dovuto proteggere (secondo la propaganda dell'epoca) in modo incondizionato e
completo da tutti i gas, anche se impiegati contemporaneamente.
Le
maschere antigas ebbero un notevole sviluppo nel periodo fra le due guerre
mondiali, ed in particolare, all'inizio della seconda,
erano largamente distribuite sia tra le truppe che tra la
popolazione civile. Successivamente alla seconda guerra mondiale, lo sviluppo
di armi nucleari e batteriologiche, costrinse alla progettazione di sistemi di
filtraggio più sofisticati, come per il modello M9, prodotto nel 1952 negli Stati Uniti.
Le
attuali maschere antigas sono composte da un facciale di gomma o silicone, che
garantisce una perfetta aderenza al viso; sono inoltre dotate di linguette e
fibbie per poterla fissare dietro la testa. Sono dotate altresì di un grande
visore trasparente di policarbonato o vetro stratificato, che offre un'ampia
visibilità. All'interno è presente una seconda maschera che copre la zona
naso-bocca. In questa sono presenti due aperture: una per l'inspirazione e una
per l'espirazione, fornite delle apposite valvole per condizionare il flusso
dell'aria. La valvola d'inspirazione è collegata ad un filtro, che impiega sostanze
a base di carbonio attivo, opportunamente trattate per filtrare e fissare i gas
nocivi, mentre la valvola d'espirazione espelle l'aria respirata senza far
appannare il visore.
Qui di
seguito il link relativo ad un estratto del Giornale Luce del 1938 grazie al
quale ci si può rendere conto della massiccia pubblicizzazione associata alla
diffusione delle maschere antigas.
Sempre
tratto dal giornale Luce, trovo di estremo interesse il video postato qui di
seguito in cui viene mostrato come la maschera antigas diventi parte integrante
dell’ equipaggiamento del soldato non solo impegnato sul fronte, ma anche dei
balilla, bambini addestrati all’ utilizzo di un dispositivo che potrà in futuro
salvare loro la vita.
Fabio Ducato
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