giovedì 2 maggio 2013


LIBRO:

D’ ora in poi intesterò con questo indice (LIBRO), i post totalmente dedicati al libro da me presentato all’ inizio del blog.
Saranno post anacronistici, rispetto ai progressi cronologici finora conseguiti, proprio perché basati su un libro ambientato durante la Prima Guerra Mondiale.
“Facciamo il giro delle scuderie e giungiamo in mezzo ai complementi, mentre stanno ricevendo le maschere antigas e il caffè” – cap. III, “Niente di nuovo sul fronte occidentale”.
Il salto temporale rispetto al post precedente è notevole, anzi enorme.
La Prima Guerra Mondiale rappresenta infatti una fase storica in cui massivo fu l’impiego di strumenti bellici di origine chimica.
Un utilizzo così diffuso da rendere necessario l’ impiego, nell’ equipaggiamento di base del soldato, di maschere antigas, unica difesa, sebbene spesso poco affidabile, contro ordigni sempre più letali.
Una maschera antigas è un dispositivo di protezione delle vie respiratorie da agenti inquinanti dell'atmosfera. È composta da un facciale in materiale morbido e da uno o più filtri che purificano l'aria prima dell'inspirazione. L'utilizzo della maschera in ambienti inquinati, è possibile solo con un'adeguata presenza di ossigeno in assenza della quale sarà necessaria un'apposita bombola che lo fornisca rendendo indipendente l'utilizzatore dal resto del sito pericoloso.
Il primo uso massiccio di maschere antigas risale alla Prima Guerra Mondiale quando le truppe alleate le utilizzarono come risposta ai gas tossici di matrice tedesca. Il primo modello in dotazione all'esercito consisteva in una semplice maschera di garza al cui interno era posto del cotone imbevuto di sali alcalini,  in grado di neutralizzare gas a base di cloro e bromo. In seguito a tale tipo di maschera vennero aggiunti degli occhiali protettivi, e successivamente si rimodificò  creandone una che copriva tutta la faccia. Essa venne detta polivalente a protezione unica e avrebbe dovuto proteggere (secondo la propaganda dell'epoca) in modo incondizionato e completo da tutti i gas, anche se impiegati contemporaneamente.
Le maschere antigas ebbero un notevole sviluppo nel periodo fra le due guerre mondiali, ed in particolare, all'inizio della seconda,  erano largamente distribuite sia tra le truppe che tra la popolazione civile. Successivamente alla seconda guerra mondiale, lo sviluppo di armi nucleari e batteriologiche, costrinse alla progettazione di sistemi di filtraggio più sofisticati, come per il modello M9, prodotto nel 1952 negli Stati Uniti.
Le attuali maschere antigas sono composte da un facciale di gomma o silicone, che garantisce una perfetta aderenza al viso; sono inoltre dotate di linguette e fibbie per poterla fissare dietro la testa. Sono dotate altresì di un grande visore trasparente di policarbonato o vetro stratificato, che offre un'ampia visibilità. All'interno è presente una seconda maschera che copre la zona naso-bocca. In questa sono presenti due aperture: una per l'inspirazione e una per l'espirazione, fornite delle apposite valvole per condizionare il flusso dell'aria. La valvola d'inspirazione è collegata ad un filtro, che impiega sostanze a base di carbonio attivo, opportunamente trattate per filtrare e fissare i gas nocivi, mentre la valvola d'espirazione espelle l'aria respirata senza far appannare il visore.
Qui di seguito il link relativo ad un estratto del Giornale Luce del 1938 grazie al quale ci si può rendere conto della massiccia pubblicizzazione associata alla diffusione delle maschere antigas.
Sempre tratto dal giornale Luce, trovo di estremo interesse il video postato qui di seguito in cui viene mostrato come la maschera antigas diventi parte integrante dell’ equipaggiamento del soldato non solo impegnato sul fronte, ma anche dei balilla, bambini addestrati all’ utilizzo di un dispositivo che potrà in futuro salvare loro la vita.

Fabio Ducato

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